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Rete ecologica: cos'è, a cosa serve

L'esempio del Parco dell'Appia

Sempre più spesso si sente parlare di RETE ECOLOGICA. Anche in documenti presenti in questo sito spesso viene menzionata. Ma cos’è una RETE ECOLOGICA e a cosa serve?

Si tratta di un concetto abbastanza recente. Infatti fino a non molti anni fa l’attenzione dei naturalisti e delle associazioni ambientaliste (come il WWF) era focalizzata prevalentemente sulla tutela di singole specie animali a rischio estinzione ( ad es. in Italia il lupo, in Asia la tigre etc..).

Successivamente si iniziò pensare di tutelare gli habitat in cui questi animali vivevano (e vivono). Nella storia del WWF questo passaggio ha avuto come risultato la creazione del sistema delle Oasi (attualmente 133), piccoli spazi per la tutela della Biodiversità.

Infine si è affermato il concetto che, affinché la tutela della Biodiversità sia efficace, è fondamentale che gli habitat, e più in generale le aree naturali, siano connesse tra loro, perché è nella frammentazione degli ambienti naturali, cioè nella progressiva suddivisione di un’area naturale in frammenti via via più piccoli ed isolati per azione diretta dell’uomo (infrastrutture, espansione insediativa etc..) che va individuata una delle minacce più gravi per la diversità ecologica.

Pertanto, per Rete Ecologica si intende un sistema interconnesso di aree naturali di cui si intende salvaguardare le specie animali/vegetali potenzialmente minacciate.

Elementi strutturali di una Rete Ecologica sono:

  • Core areas - aree interne del frammento naturale (bosco, ecc.) dove è minima l’influenza dell’uomo, e dove è presente un’alta naturalità;
  • Buffer zones - sono le c.d. zone cuscinetto, di margine del frammento naturale, importanti per “proteggere” le core areas;
  • Ecological corridors - corridoi ecologici, fasce continue di territorio che, differenti dalla matrice circostante, connettono funzionalmente due frammenti tra loro distanti;
  • Stepping stones - sono le c.d. pietre da guado: aree puntiformi che possono essere importanti per sostenere specie di passaggio. Può trattarsi di pozze o paludi, utili punti di appoggio durante una migrazione di avifauna. a livello locale.. o potenzialmernte.."
  • restoration areas- aree di restauro e ripristino ambientale, che una volta riqualificate possono essere funzionali ai processi di migrazione, ecc.
Realizzare/pianificare una Rete Ecologica implica quindi il mantenimento o il ripristino di una continuità fisico-territoriale ed ecologico-funzionale fra gli ambienti naturali, creare e/o rafforzare tale sistema di collegamento ed interscambio tra aree naturali, contrastando la frammentazione.

Evidente l’importanza della corretta gestione del territorio e di norme urbanistiche certe (Piano Regolatore Generale, Piani Paesistici, Piani Territoriali).

Così come è evidente che la sola istituzione di aree protette può essere una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire la conservazione. Occorre che le Aree Protette siamo ampie e vicine tra loro. Aree protette di piccole dimensioni possono non essere in grado di mantenere popolazioni vitali di alcune specie, soprattutto quelle più sensibili alla frammentazione e all’isolamento geografico..

L’ESEMPIO DEL PARCO DELL’APPIA ANTICA

Volendo calarci nella realtà del territorio romano, si può affermare che il cuneo verde del Parco dell’Appia Antica costituisca un importante corridoio ecologico perché consente lo scambio genetico tra le popolazioni di numerose specie animali presenti al di fuori del GRA e il continuo ingresso di queste all’interno della città. Pertanto è elemento fondamentale della Rete Ecologica Comunale.

Ma proprio in quest’ottica risultano fondamentali le connessioni a Sud con il Parco dei Castelli e a Ovest con la Riserva Naturale di Decima Malafede, che andrebbero rafforzate. In tal senso si muove nella giusta direzione una proposta di Legge Regionale per l’ampliamento dei confini del Parco dell’Appia, presentata un anno fa ma ancora non deliberata dal Consiglio della Regione Lazio.

Tuttavia all’interno del Parco dell’Appia Antica sono presenti numerose strade che frammentano il territorio provocando un “effetto barriera” che ostacola e spesso impedisce del tutto gli spostamenti della fauna.

Vale la pena ricordare che la mortalità per investimento ( “road mortality” ) si pone al primo posto tra le cause di mortalità inferta dall’uomo alla fauna selvatica.

La foto in fondo ritrae l’investimento di una volpe avvenuto alla fine di agosto su Via Ardeatina, tra le Tenute di Tor Marancia e della Farnesiana.

Attraversamenti faunistici sicuri (sovrappassi e sottopassi) possono favorire il ripristino della continuità funzionale e territoriale. Ad esempio uno o più sovrappassi in legno sopra l’Ardeatina tra la Tenuta di Tor Marancia e della Farnesiana, nel Parco dell’Appia Antica, servirebbero a ridurre la mortalità tra i mammiferi presenti nell’area protetta regionale.

Questi interventi servirebbero a migliorare la fruibilità dell’area protetta anche per gli “umani”.

Altrettanto importante sarebbe il rafforzamento e, dove necessario, il ripristino dei corsi d’acqua, come nel caso del Fosso di Tor Carbone.


La volpe investita sulla Via Ardeatina a fine agosto

La volpe investita sulla Via Ardeatina a fine agosto.



(Settembre 2006)

 

 

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1999 WWF Gruppo Attivo Roma XI